Imparare a dire no!

«Dottoressa, non sono proprio capace di dire di no; dico di sì a tutto ciò che gli altri mi chiedono e poi non rimane niente per me». 

Questa frase emersa in terapia, da sola, dice tutto.

Dice che essere estremante accondiscendenti può essere davvero faticoso perché richiede un enorme dispiego di energie che fa sentire prosciugati. 

Dice che dire sempre di sì può essere davvero un limite e, infine, dice che non ci mettiamo al primo posto e forse nemmeno al terzo.

Ma perché lo facciamo? Perché abbiamo paura di dire di no?

La risposta non è semplice perché possono giocare un ruolo fondamentale sia le componenti caratteriali, sia il modo in cui siamo stati cresciuti, sia la percezione che abbiamo di noi stessi e dei nostri confini. Insomma un bell’inghippo!

Cerchiamo di fare ordine.

Rifiutare è difficile e più ci risulta difficile e più saremo inclini a non tollerare il rifiuto. Questo perché, se ci impegniamo h24 a cercare di accontentare tutti, quando saremo noi ad essere “scontentati” ci sentiremo frustrati, arrabbiati e dunque ingiustamente rifiutati. 

Il ragionamento è semplice: io ti dico sempre di sì, quindi anche tu devi dirmi sempre di sì. Mentre il ragionamento corretto dovrebbe essere: ho il diritto di dire di no e quindi anche l’altro ha il diritto di fare altrettanto.

Rifiutare qualcosa che in quel momento non fa al caso nostro, infatti, significa rispettare i propri bisogni e la propria individualità. Rifiutare qualcosa che non ci va, in realtà, significa affermare sé stessi.

E quand’è che noi non affermiamo noi stessi? Nel momento in cui non pensiamo di averne il diritto, nel momento in cui non ci sentiamo abbastanza, ci sentiamo nel torto o ci sentiamo in colpa nei confronti dell’altro. In questo modo ci troviamo senza confini e permettiamo a tutti di prendere un pezzetto di noi, fino a che non resta più nulla.

Ed ecco la sensazione di sentirsi prosciugati. 

Be’, se provi questa sensazione allora forse è il momento di imparare a dire no, anche se non è semplice, anche se può mettere in difficoltà. Può davvero valerne la pena.

Inizia a pensare che il tuo spazio personale è sacrosanto, che senza di esso non avrai a disposizione un luogo in cui tu possa rigenerarti. Non temere che le persone si allontanino da te per un tuo rifiuto perché, se così fosse, forse non varrebbe nemmeno la pena averle vicino, perché in qualche modo non ti rispettano. 

Impara a rifiutare e ad accettare il rifiuto in maniera assertiva, senza sentirti in difficoltà e spiegandone gentilmente le motivazioni o accogliendo le motivazioni dell’altro con altrettanta cortesia.

Ricorda che essere eccessivamente compiacente può essere un limite piuttosto che una risorsa, abbi cura di te, vedrai che gli altri faranno altrettanto. 

Autore

  • Chiara Testi

    Laureata in Psicologia nel 2007 all’Università degli Studi di Firenze e iscritta all’Ordine degli Psicologi della Toscana, specializzata in Psicoterapia Sistemico-Relazionale presso il Centro Studi e Applicazione della Psicologia Relazionale di Prato e socia della Società Italiana di Psicologia e Psicoterapia Relazionale. Si occupa di interventi rivolti al singolo, alla coppia e al nucleo familiare, ma opera anche in contesti più ampi in qualità di consulente nel settore organizzativo.

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